Come spesso accade quando il marketing si impossessa di una parola, la confusione sul vero significato aumenta. Un esempio di qualche anno fa è legato alla tecnologia Java; tutto era “java orientend” è anche un linguaggio con LiveScript che niente aveva a che fare con Java cambiava nome in Javascript.
La stessa cosa sta accadendo per il clound computing: tutto cambia nome e magari quello che si chiamava SaaS (software as a service) diventa clound, come l’hosting.
Vediamo allora di mettere un po’ di ordine su qualche definizione.
Infrastruttura hardware
Per infrastruttura hardware intendiamo la possibilità di reperire spazi e servizi di base (come web o virtualizzazione). Tra questi possiamo distinguere:
- PRIVATE CLOUD
Gestire il proprio hardware internamente utilizzando sistemi di virtualizzazione come VmWare o Microsoft Hyper-V - PUBLIC CLOUD
Gestire il proprio hardware esternamente appoggiandosi appunto a provider esterni - CLOUD HOSTING
Utlizzare spazi web messi a disposizione da provider
I tre più grandi attori in questo campo sono Google (Google App Engine), Microsoft (Azure) e Amazon (Amazon Web Services). A questi si affiancano i provider di hosting tradizionali che entrano in competizione in alcune fasce di mercato.
Microsoft | Google | Amazon | Aruba.it | ServerWeb.net | |
Vm | NO * | NO | SI | SI ** | SI |
IperScaling | SI | SI | SI | NO | NO |
AnyCode | NO | NO | SI | SI | SI |
* (in fase di test per vm windows)
** (solo VM basso costo)
- Vm
La possibilità di gestire macchine virtuali che corrispondono a macchine tradizionali del sistema operativo a scelta - IperScaling
La possibilità di scalare a livello anche mondiale una applicazione (multi center a livello di continente e scalabilità istantanea) - AnyCode
La possibilità scrivere l’applicazione, o di installarne una, scritta nel linguaggio preferito. Microsoft Azure e Google AppEngine richiedono che l’applicazione sia scritta appositamente per la loro infrastruttura.